Dove psiche, politico, storia e cultura s’incontrano, La clinica ha sempre incontrato nel nodo di una storia intesa come tempo dell’irrevocabile e di una cultura vissuta come appartenenza inquieta (ancoraggio, risorsa identitaria e vincolo opprimente a uno stesso tempo) alcuni dei suoi più complessi ambiti di esercizio. L’etnopsichiatria postcoloniale, dinamica e radicale che da anni vado praticando ha fatto delle transizioni psichiche, culturali e istituzionali il suo orizzonte di interessi (András Zempléni), ma anche la leva ostinata delle sue strategie di cura. Le mie considerazioni vogliono espandere questi intrecci a partire da una riflessione sul sintomo quale quella avviata da Foucault sull’isteria (“insurrezione simulatrice”) e da Deleuze sul delirio (e il suo carattere sempre “storico-mondiale”), per incorporare nuove dimensioni della memoria traumatica e interrogare il ruolo che il politico occupa nelle strutture della sofferenza. Costruendo le mie riflessioni sull’esperienza del lavoro condotto in questi anni (con pazienti stranieri in Italia e all’interno di progetti di ricerca in altri Paesi), la mia analisi sarà sviluppata nella consapevolezza che la spinta propulsiva della psichiatria anti-istituzionale è andata conoscendo una inquietante regressione. L’obiettivo è di contribuire a comporre un quadro critico nel quale le “patologie della cittadinanza”, le attuali forme di “razzismo diagnostico” e le nuove espressioni di violenza epistemica possano essere riconosciute e combattute.
Roberto Beneduce, psichiatra e antropologo, ha fondato nel 1996 il Centro Frantz Fanon di Torino e condotto ricerche sulla migrazione, le politiche dell’asilo e le trasformazioni dei saperi medici locali in Africa subsahariana (Mali, Mozambico, Camerun, Uganda), ricerche tuttora in corso. Dal 2000, dopo aver concluso sotto la direzione di Marc Augé il dottorato presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, è diventato docente di Antropologia culturale all’Università di Torino (Dipartimento di Culture, Politica e Società), dove si occupa in particolare di memory studies, etnografia della violenza, antropologia del corpo e storia della psichiatria coloniale. Ha pubblicato articoli in numerose riviste (Medical Anthropology, Culture Medicine & Psychiatry, Social Compass, Cahiers d’études africaines, Politique africaine, Transcultural psychiatry, Esprit, etc.) e diverse monografie, tra le quali Archeologie del trauma (Bari: Laterza, 2010); Un lugar en el mundo. Senderos de la migración entre violencia, memoria y deseo (Ciudad de México: UNAM y ENAH, 2015), L’histoire au corps. Mémoires indociles et archives du désordre dans les cultes de possession en Afrique (Fribourg, CH: Academic Press, 2016), e – con Nigel Gibson – Frantz Fanon.Psychiatry and Politics (Boston, MA: Rowman & Littlefield, 2017).