Harold F. Searles

Scritti sulla schizofrenia. Boringhieri,  Torino 1974, ed. or. Collected Papers on Schizophrenia and Related Subjects, The Hogarth Press and the Institute of Psychoanalysis- Londra 1965, pp. 731

 

Questa raccolta, che comprende, fra i numerosi altri scritti prodotti nell’arco di circa un ventennio per riviste e conferenze, il famoso articolo dal titolo Il tentativo di far impazzire l’altro del 1959, rappresenta uno strumento di apprendimento di valore unico, frutto di una esperienza lunga e approfondita di psicoterapia intensiva  con un numero limitato (diciotto) di pazienti affetti da disturbi schizofrenici cronici, nella Clinica psicoanalitica di Chestnut Lodge, negli anni in cui vi operava anche Frieda Fromm Reichmann, che costituì, come ricorda Searles, fonte per lui di “una grande quantità di nozioni e di ispirazione”. Le pecularità e il valore di questo testo, che raccoglie il contributo di un terapeuta fra i più autorevoli del mondo, sono la pregnanza della teorizzazione svolta su un accurato e partecipato lavoro clinico, attento ai processi inconsci del paziente e del terapeuta, ma anche all’interazione del paziente con l’ambiente ospedaliero e le sue dinamiche interne; la chiarezza espositiva; la trasparenza e autenticità di questo autore nel darci il resoconto della sua attività e dei suoi pensieri. In esso la malattia mentale nei suoi vari gradi è data come esperienza tipicamente umana compresa fra le possibilità che si dischiudono a ciascuno- come viene ribadito nell’altro suo libro Il paziente borderline uscito in Italia sempre per la Boringhieri nel 1988- e viene poi descritta nell’intreccio con la cura, come sofferto processo con i suoi problemi, i turbamenti e le angosce del terapeuta, il contributo del paziente al cambiamento di aspetti problematici arcaici del terapeuta, i rompicapo teorici, le asperità del transfert e del controtransfert, nonché le scoperte sul modo di funzionamento psichico nella psicosi schizofrenica nel paziente e nella diade paziente-terapeuta. Fra esse la progressiva formalizzazione del concetto di simbiosi terapeutica, suddivisa in fasi corrispondenti all’evolversi della cura. Fondamentali anche i concetti correlati, o anche generatori di nuove linee di pensiero, trattati in saggi sull’incorporazione; la vendicatività; il ruolo dell’ambiente non umano nella crescita psichica del bambino e nella cura del paziente psicotico adulto; i sentimenti di adorazione e disprezzo del paziente nella loro significazione difensiva ma anche di tappe e processi sulla via della integrazione e differenziazione psichiche. Utile l’introduzione dell’autore all’inizio del volume che dà la sintesi e fa da guida allo sviluppo nel tempo dei nuclei della sua concezione psicoterapeutica, con le loro implicazioni e interrelazioni..
Il pensiero di Searles, che fu in analisi didattica con Ernest Hardley, si colloca in modo originale nella cifra sullivaniana della prospettiva interpersonale, e nella concezione -parole di Searles- “implicita nei suoi insegnamenti, che gli individui schizofrenici non siano essenzialmente e terribilmente diversi dal resto di noi, ma solamente più difficili da trattarsi rispetto alla maggior parte delle persone”.

(scheda curata da Pietro Pascarelli)