Dopo decenni di querelles, controversie, denunce, libri neri, polemiche, la disponibilità di nuovi testi e della quasi integralità della corrispondenza di Freud consentono, ormai, di dedicarsi alla ricostruzione obiettiva e rigorosa delle vicende personali e dell’opera dell’inventore della psicoanalisi. Nella sua ultima opera, appena tradotta dall’Editore Einaudi, E. Roudinesco inquadra Freud nel suo tempo – dalla Vienna della Belle Epoque e degli ultimi fasti dell’Impero asburgico all’ascesa e consolidamento del nazismo e all’esplosione di un antisemitismo omicida – alle prese con le convulsioni di un mondo avviato al tramonto che avrebbe rivelato un volto orrendo e con un nuovo tempo, appena annunciato, ancora oscuro ed enigmatico. Che Freud cercherà con tutte le proprie forze di rischiarare, e che alla fine, grazie alla sua creazione, contribuirà a sua volta a delineare e plasmare. Cosa resta della lezione di Freud, cosa ancora gli dobbiamo, e cosa, magari, abbiamo eliso o dimenticato? E quali problemi – epistemologici, di metodo, di impostazione – si pongono a chi voglia cercare di comprendere “chi era veramente Sigmund Freud”?