Interessarsi alla storia della psicanalisi e in particolare a quella di Freud introduce ad un campo di ipotesi che sono proprie ad ogni ricerca nell’ambito delle scienze umane. L’adolescenza rappresenta una specie di incrocio dal carattere bi-fronte e dalle molteplici diramazioni, dal momento che si rimettono in gioco alla luce della raggiunta genitalità i conflitti infantili inelaborati, mentre si prepara la futura personalità. In questa prospettiva dinamica, sembra del tutto pertinente interrogare l’adolescenza di Freud. Se sono ben note le lettere giovanili di Freud indirizzate essenzialmente al suo amico E. Silberstein, esiste tutto un materiale inesplorato al quale farò riferimento per far emergere i conflitti adolescenziali che Freud ha attraversato, spesso più intensi di quanto si sia fino ad ora pensato. Ritornerò sulla tonalità fobica e moralistica del giovane Freud rispetto alle donne, su un fondo di intellettualizzazione e di una vita piuttosto ascetica. Nella continuità con quanto fin’ora evocato, carattere passionale delle sue amicizie maschili, omosessualità sublimata tenuta sulla corda lungo tutta la sua carriera, metterò soprattutto in luce i suoi conflitti sessuali e le sue identificazioni eroiche; l’adolescenza vissuta di Freud trova molteplici prolungamenti, teorico-clinici ma anche personali, sia nel periodo degli inizi della psicanalisi, particolarmente nell’interpretazione dei sogni, ma anche attraverso i suoi legami con alcuni psicanalisti della prima generazione, quali Jung e Ferenczi.
Questa ricerca tende a dimostrare che la teoria freudiana non è auto-generata ma piuttosto è biograficamente-creata, una sfumatura che assume grande importanza quando pensiamo ai processi di creazione e di sublimazione.