L’esperienza del transfert  rivela due modalità attraverso le quali si manifesta l’incidenza dell’inconscio nella vita mentale e relazionale dei soggetti coinvolti nella terapia analitica. La prima modalità si riferisce a delle rappresentazioni già esistenti nella psiche benché non disponibili alla coscienza del soggetto. Tali rappresentazioni vengono riattivate nel corso della terapia analitica come dei negativi fotografici che vengono per così dire «sviluppati» nella cornice della relazione e proiettati sulla persona del terapeuta.

L’altra modalità riguarda non più la rappresentazione, ma una «presentazione», cioè la presenza effettiva di un «qualcosa» non ancora rappresentato e che non si presta facilmente alla traduzione in immagini e parole che permetterebbero di rappresentarli ma che sono altrettanti modi della ripetizione. Le manifestazioni di tale presenza vanno dall’agire concreto al vuoto mentale, con vari aspetti non-verbali della comunicazione; manifestazioni che si cristallizzano in momenti critici del lavoro analitico. Questa seconda modalità  costituisce infatti il nucleo centrale del transfert; nucleo di resistenza all’analisi, ma che si rivela essenziale dando al processo terapeutico una «presa» reale e un potere di trasformazione.

Nel distinguere tra queste due forme del transfert, è utile esaminarle sotto l’angolo della temporalità. Mentre le rappresentazioni si concepiscono secondo una temporalità ordinaria inserendosi in una cronologia, le presentazioni sono fuori cronologia, appartenenti ad un tempo che chiameremo «tempo attuale» poiché esse non appartengono ne al presente (il quale si divide sempre in passato recente e futuro prossimo), ne ad un vero passato (poiché le dette «presenze» agiscono tutt’ora). C’è quindi da opporre alla nozione di a-temporalità quella di attualità dell’inconscio, proponendo «l’impassato »  come tempo specifico dell’inconscio freudiano. Resta da esaminare com’è che il transfert apre un passaggio dall’attualità dell’inconscio alla costituzione di un vero e proprio passato, vale a dire all’assunzione della propria storia e all’elaborazione della soggettività.